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Da sola in Cina

Da sola in Cina

29 MAGGIO - 10 GIUGNO 2019

GIORNO 1-2

Zurigo - Hong Kong

Pronta per il mio primo travel-solo: si parte alla volta della Cina. Il mio volo KLM parte alla sera da Zurigo, e dopo una brevissima tappa a Parigi CDG, prendo la coincidenza diretta ad Hong Kong, prima meta del mio viaggio. Qualche film e svariate ore di sonno dopo, atterro finalmente a HK nel tardo pomeriggio del giorno seguente. È strano viaggiare da soli, far passare il tempo in aereo senza chiacchierare con nessuno, arrivare in un nuovo mondo e trovarsi disorientati, a dover prendere decisioni rapide, senza potersi consultare con nessuno sul meglio da fare.

E così vengo catapultata in questo mondo caldo e umido, dove faccio appena in tempo a capire dove mi trovo, che già perdo, per un millisecondo, l’autobus che dovrebbe portarmi in centro città, e mi rassegno ad aspettare sulla banchina per 20 minuti, mentre il mio corpo in crisi cerca di abituarsi all’indescrivibile umidità. Arriva il mio bus, rigorosamente a due piani, come tradizione coloniale inglese vuole, e prontamente mi accaparro il posto frontale del piano superiore, armata di fotocamera, GoPro e telefono per immortalare il tragitto verso la città, un magnifico alternarsi di colline lussureggianti, palazzi altissimi e densi addossati tra loro, migliaia di container che popolano il porto animato da tantissime gru e navi cargo e, finalmente, nella fioca luce del crepuscolo, le luci della città.

Arrivo, ormai al buio, al mio alloggio, sull’isola Central di Hong Kong, zona Sheung Wan. La posizione, è decentrata, ma gode di un’incredibile vista, dal trentunesimo piano, verso Kowloon e i suoi grattacieli oltre il canale che divide l’isola centrale dai quartieri popolari. Mi cambio in fretta nella camera buia e con poche luci, nonchè piccola come un locale di servizio, e corro fuori, impaziente di esplorare, e con la fretta di accaparrarmi un boccone di cibo prima che tutto chiuda, attorno alle 21:30.

Dirigendomi a cena, sempre a testa alta per cercare di scrutare i dettagli sulle facciate degli altissimi edifici, noto la strana luce che regna in città. La nebbia umida avvolge il cielo e si accende delle luci arancioni del centro, facendo sembrare giorno quella che in realtà è una buia notte. Scritte rosse luminose, edifici alti e fatiscenti, palazzi in vetro, passerelle aeree si alternano intorno a me, e dopo una labirintica ricerca del ristorante all’interno di un centro commerciale enorme in chiusura, riesco a sedermi in tempo al tavolo di questo minuscolo locale gremito di gente, con tavolate enormi da condividere, prima che chiudano il servizio.

CENA: Tim Ho Wan, Central Station Exit A

Ovviamente, Dim Sum, in un ristorante il cui cuoco è stato appuntato con una stella michelin, ma che sembra una tavola calda scadente da centro commerciale. L’impressione non è delle migliori, ma l’ambiente è divertente, e condivido il tavolo con locali affamati che addentano zampe di gallina in una salsa scura. Har Gow ai gamberi, Shumai ai gamberi e funghi sono la mia cena, condita da un’abbondante tazza di thè caldo. Torno in Hotel per riposare, dopo aver scattato qualche foto notturna ai pittoreschi passanti.

Il letto dovrà aspettare, tuttavia, poichè la mia camera sembra non essere stata pulita prima del mio arrivo, e così mi adopero per farla cambiare. Per fortuna la nuova camera è più nuova, spaziosa, con una vista migliore e mi godo un meritato riposo pronta all’esplorazione del mattino seguente.

HOTEL: Butterfly on Waterfront

GIORNO 3

Hong Kong, The Peak, Central, Kowloon

Il periodo non è ottimale per la visita di Hong Kong, e come al mio arrivo la sera precedente, mi da il benvenuto una insistente pioggerella che aggrava l’umidità nell’aria e si mescola con il caldo asfissiante. Purtroppo la mia visita di Hong Kong non sarà lunga, e non posso scegliere di rimandare i miei programmi a causa della pioggia. Così, noncurante delle condizioni meteo, mi avvio a piedi verso il Victoria Peak. 

Il programma è quello di risalire la collina (o per meglio dire montagna) sul versante occidentale, arrivare in cima, e poi scendere verso il centro con la funicolare. Il percorso è impegnativo, in salita, nel bosco, ancor più se si considerano il caldo intenso e la pioggia. Strenuamente arrivo in cima, la lunga passeggiata mattutina delle 8 è stata comunque piacevole e pittoresca. Tuttavia, il panorama che mi aspettavo di vedere dal punto più alto di HK, è completamente avvolto da una fittissima nebbia bianca, ad eccezione della vista che si estende verso Lantau, eccezionalmente tersa. Non solo, la funicolare è chiusa per manutenzione per qualche mese, e così devo attrezzarmi per una discesa in autobus.

Tornata al livello del mare, passeggio per tutta la mattina per il centro finanziario di HK, un denso agglomerato di grattacieli e palazzi, più o meno nuovi, di simboli dell’architettura moderna, e di anonimi centri commerciali, il tutto collegato da un sistema di ponti pedonali sopraelevati che attraversano gli edifici entrando e uscendo in direzioni opposte. Ovviamente mi perdo più volte, ritrovandomi nel foyer di una banca quando pensavo di uscire in strada, o in strada quando volevo entrare in un centro commerciale.

Ma anche se con qualche difficoltà, riesco ad esplorare tutto il centro, fino a salire al 55mo piano dell’edificio che ospita la Monetary Autority exhibition di HK e a godermi  un magnifico panorama sul centro e sulle colline. Dopo ore di cammino, è il momento di concedersi una pausa per pranzo per assaggiare un’eccezionale zuppa di noodles con manzo, appollaiata su un tavolino rotondo microscopico assieme ad altre 6 persone.

PRANZO: Kau Kee

Sulla strada del ritorno verso l’hotel, mi fermo per una seduta fotografica al Man Mo Temple, un tempio taoista caratterizzato da una selva di incensi a spirale che brucia appesa al soffitto, da cui centinaia di preghiere su carta rossa pendono e si muovono tra i turbinii dei fumi di incenso.

Una passeggiata tra qualche mercatino dell’antiquariato, e dopo aver curiosato tra i mille negozi di alimenti secchi e spezie che popolano il quartiere del mio hotel, rientro per fare una doccia e prepararmi per la sera. Esco nel tardo pomeriggio, con l’intenzione di mangiare qualcosa sul tardi a Kowloon. Passeggio verso il porto e prendo il famoso Star Ferry, traghetto che per pochi centesimi conduce dall’altro lato del canale. Passeggio per Kowloon, un quartiere molto più povero, ricchissimo di negozi, luci, mercati e gente che passeggia nel night market, un ammasso di bancarelle illuminate a neon che vende chincaglierie di ogni sorta. Non trovo un posto invitante dove fermarmi, e così decido di continuare a passeggiare, per poi fare uno spuntino a base di frutta in hotel.

GIORNO 4

Hong Kong, Diamond Hill, Kowloon

Anche oggi nessun postumo del fuso orario, e pur dormendo poco, riesco a svegliarmi presto e riposata. La pioggia sembra aver dato tregua, come nel pomeriggio del giorno prima, e anzi oggi il sole si affaccia spesso dalle nuvole. È la volta di esplorare la periferia e questa mattina mi reco in metropolitana alla Chin Lin Nunnery, un complesso monastico con un giardino tradizionale annesso, che si colloca a nord di Kowloon.

Arrivo all’apertura del parco, quando ancora nessun turista ha invaso la pace di questo luogo, un nido verde animato da qualche tempio a pagoda color oro e rosso, in cui sembra di trovarsi in tutt’altro luogo, fuori dal tempo, prima di alzare lo sguardo oltre i cespugli e accorgersi dei minacciosi e altissimi palazzi che circondano questa oasi verde. Dal giardino si accede a un tempio buddhista che un tempo ospitava un convento di suore, un posto dominato da edifici tradizionali in legno scuro, da vasche d’acqua popolate da ninfee e porticati che fanno da cornice ai densi edifici popolari in cemento sullo sfondo. Faccio tantissime foto finchè non decido di andar via per lasciare posto ai turisti che iniziano ad arrivare. Camminando a piedi, accanto a superstrade e sotto a cavalcavia imponenti, vado a curiosare tra gli edifici che vedevo in lontananza dalla Nunnery. Quartieri popolari in cui persone tra lo stupito e il sospettoso mi osservano tutto il tempo, davanti ai negozi o sedute sulle panchine degli spazi comuni che separano edifici altissimi attraversati da nastri verticali di condizionatori e di finestre dietro le quali si affollano giocattoli, bucato steso ad asciugare, libri e una selva indistinguibile di oggetti.

Arrivo in un quartiere più isolato, circondato da parallelepipedi colorati che ospitano ancora appartamenti, e mi ritrovo sul tetto di un parcheggio coperto, insieme a decine di ragazzi intenti a scattare la foto del momento da pubblicare su Instagram, con i piedi appoggiati su un grandissimo campo da pallacanestro in neoprene colorato, che ben si abbina ai coloratissimi edifici che lo circondano. Torno alla metro, e con questa a Kowloon.

Passeggio tra i negozi del mercato dei fiori. Passeggio tra le gabbie del mercato degli uccelli, dove a pappagalli colorati, si alternano contenitori pieni di grilli che gli faranno da cena.

Attraverso Kowloon, il Ladies Market, lascio dietro di me le mille insegne luminose, le distese di bancarelle, la folla che entra ed esce dai negozi, e, dopo aver percorso un lunghissimo ponte di collegamento che si insinua in una serie di edifici di nuova costruzione a Ovest, arrivo al Ritz-Carlton Hotel, dove, invece di salire sul vicino Sky 100 per ammirare il panorama dall’alto, posso andare a gustarmi uno spuntino nel bar con vista su Central: mi trattengo per un dolce al mango e cocco, e faccio qualche foto alla bellissima selva di grattacieli e colline ammantate di verde che si staglia di fronte a me.

Rientro verso l’hotel per una doccia e per prepararmi per la sera. Trascorro la serata con dei ragazzi appena conosciuti tramite amici, che mi invitano per un aperitivo a casa e poi per cena e club. Ho il piacere, quindi, di salire su uno di questi interminabili e altissimi palazzi anni ‘60 che sembrano pericolanti e ospitano un numero indefinito di appartamenti. Tanto fatiscente all’esterno quanto all’ingresso, il palazzo nasconde appartamenti ristrutturati degni di una villa di Beverly Hills. La vista, dall’alto della collina e dall’alto del ventitreesimo piano, è mozzafiato, sulle luci del centro e della baia.

CENA: Tokyo Lima

Dopo un breve passaggio in un club, alle 2 di notte prendo la strada di casa. Torno in hotel per chiudere i bagagli, dormire un paio d’ore, e poi recarmi al porto per prendere il bus, che con un lunghissimo percorso attraverso la città, mi porta in aeroporto, di nuovo, dove parto alla volta di Beijing.

GIORNO 5

Hong Kong - Beijing

Arrivo a Pechino. Esco dall’aeroporto in brevissimo tempo, nonostante il controllo del visto, e mi ricongiungo con un’amica di cui sarò ospite in questa gigantesca città.

Nel pomeriggio andiamo insieme a visitare il Lama Temple, un complesso di templi buddhisti davvero affascinante. Una breve visita prima della chiusura, e dopo, con una passeggiata interrotta dalla pioggia nel quartiere degli Hutong, ci fermiamo a mangiare molto presto una cena a base di Hot Pot. Carne, verdure e funghi in un brodo caldissimo e piccante, e con la fronte sudata, usciamo dal locale e ci rechiamo a casa. Una sosta al supermercato, per dotarmi di crema solare e frutta da spuntino per la gita fuori porta dell’indomani.

CENA: Old Beijing Meat In Hot Pot


GIORNO 6

Beijing - Jinshanling

Mi sveglio alle 6 e con una sorta di Uber, vengo accompagnata in una stazione degli autobus desolata, dove mi imbarco su un mezzo diretto a Jinshanling, una delle aree dove si trova la Grande Muraglia, che raggiungo dopo un viaggio di 3 ore.

Con qualche difficoltà di lingua, mi informo sul percorso da fare e sulla durata. Mi convinco di fare un tratto di circa 15 km a piedi, dall’estremità Est a quella Ovest. La maggior parte dei turisti sale attraverso una funicolare, non inclusa nel biglietto, e visita il tratto attorno alla zona di sbarco. Per fortuna questo fa sì che il resto della muraglia sia praticamente deserto.

Dopo un percorso nel bosco e qualche difficoltà a trovare la porta di accesso, salgo sul dorso della muraglia, e ammiro il panorama sterminato di colline, sulle quali troneggiano le torrette di avvistamento della muraglia. Sole cocente, ma giornata meravigliosa, percorro tutto il tratto fermandomi solo a fare foto, o a comprare qualche bottiglia d’acqua extra portata sulle torri di avvistamento da venditori ambulanti che con energia arrivano ogni mattino a piedi e trasportando la merce.

Il percorso è faticoso perché segue le asperità del terreno, con scalinate ripidissime, dai gradini alti quanto la mia gamba, e discese altrettanto ripide che mettono alla prova le ginocchia. Con qualche titubanza sulla fattibilità del percorso nel tempo che ho a disposizione prima che l’unico autobus diretto a Beijing riparta dal cancello Ovest, arrivo al termine del tratto pianificato e, stanchissima, mi rimetto sul bus che mi riporta a Beijing.

Torno a casa per prepararmi e andiamo a cena per mangiare un’ottima anatra alla pechinese.

CENA: Beijing Da Dong -  Peking Chamber

GIORNO 7

Beijing

Prima giornata di visita a BJ. Una breve visita al quartiere finanziario e alla sede della CCTV, e mi dirigo al Temple of Heaven. Gli spostamenti in metropolitana sono interminabili, le distanze incredibili, e i monumenti immensi: impiego un paio d’ore a visitare tutto il complesso. Nel pomeriggio faccio una passeggiata tra gli Hutong, i vicoli tradizionali della città e salto il pranzo in vista della lezione di cucina che prenderò al pomeriggio.

Imparo a preparare involtini primavera, una zuppa di Won Ton e riso glutinoso con pollo avvolto nella foglia di loto, e mangio un pasto squisito, che fa da pranzo e da cena, considerata la quantità.

CORSO DI CUCINA: The Hutong

GIORNO 8

Beijing - Guilin

Oggi ho in programma la visita alla città proibita. Il mio ingresso è prenotato per le 10, e quindi spendo la mattinata a vagare nel quartiere degli Hutong non lontano. Quando approccio piazza Tien An Men per andare verso la Città imperiale, mi accorgo che la piazza è chiusa per le manifestazioni della festa nazionale dei giorni precedenti, e mi trovo imbottigliata in una coda di centinaia di persone che si dirigono nella piazza e sono costretta ad aspettare i controlli di passaporti e borse che durano per ore.

Dopo più di un’ora e mezza trascorsa schiacciata come una sardina nella folla, riesco ad entrare e correndo all’ingresso riesco a vidimare il mio biglietto alle 11:56, cioè 4 minuti prima della scadenza del mio turno di ingresso. Ancora incredula inizio a visitare questo immenso monumento fatto di piazze, scalinate, edifici tradizionali rossi con i tetti gialli, verdi, coloratissimi. La folla è immensa, visti gli 80.000 visitatori ammessi ogni giorno, ma basta deviare dal tracciato centrale che la folla si dirada, i turisti iniziano a sparire e si trovano degli angoli di pace nelle aree più nascoste della Città. Un posto magnifico, troppo affollato purtroppo, ma suggestivo a tal punto da far dimenticare la folla per godersi la pace dei cortili, dei corridoi, delle piazze, degli edifici in legno rosso.

All’uscita posteriore, mi reco nel parco retrostante, Jingshan, dove da una collina realizzata con la terra di scavo del terrapieno dove sorge la Città Proibita, si ammira tutto il panorama sconfinato sulla stessa città e sull’intera Pechino. Rientro verso casa, facendo una sosta al Galaxy Soho di Zaha Hadid, e torno in tempo per preparare le valigie per la partenza, in compagnia della mia amica, alla volta di Guilin, dove arriviamo a tarda notte.

HOTEL: Zen Tea House

GIORNO 9

Guilin

Ci svegliamo con calma, e passeggiamo nel centro cittadino per andare a fare uno spuntino. Troviamo un minuscolo locale in cui una signora sforna deliziosi jian mao shaobing ripieni di carne di maiale cotti in un forno simile al Tandoori. Un succulento pasto a base di questi e di won ton, e andiamo a fare una rapida visita alla collina dell’elefante, un parco accanto al fiume, dove uno sperone di roccia che sembra essere forgiato in forma di proboscide di pachiderma, si immerge nel fiume fangoso.

STREET FOOD: 戋毛烧饼

Scaliamo la collina per ammirare il panorama sulle formazioni montuose di Guilin, una città anonima che si estende sullo sfondo di queste dune boscose interminabili. Ci sorprende una pioggia torrenziale, con difficoltà torniamo in città e prendiamo un Uber. Passiamo il resto del pomeriggio a riposare in hotel, visto il tempo inclemente, e non riusciamo neppure a uscire per cena, dato che non ci sono taxi a causa delle piogge torrenziali. Ordiniamo così un take away e mangiamo in hotel, sperando che il giorno dopo la pioggia ci dia tregua e non rovini i nostri piani di viaggio.

GIORNO 10

Guilin - Yangshuo

Per fortuna il clima sembra clemente, e riusciamo, come da programma, a prendere parte a una crociera sul fiume Li per ammirare il paesaggio montuoso che lo circonda. Purtroppo sembra difficile organizzarsi autonomamente, quindi siamo forzate a prendere parte a questa bellissima gita di gruppo, con tanto di guida con microfono sul bus che spiega, in un inglese incomprensibile, quello che faremo. La crociera è altresì molto suggestiva, anche se il fiume è invaso da barche fatte in serie che portano centinaia di turisti negli stessi posti.

Qualche ora a bordo, più un pasto al microonde di infima qualità, e arriviamo nella cittadina di Yangshuo, un bellissimo agglomerato di case in legno sovrastate da gigantesche montagne boscose. Facciamo una breve sosta qui, e poi una tappa ad un villaggio tradizionale con giro in battello, più turistico che pittoresco. Il rientro a Guilin è lungo. Arrivate facciamo due passi in un microscopico mercato tradizionale dove facciamo incetta di mango essiccato, e poi andiamo a cena.

GIORNO 11

Guilin - Longsheng

Anche oggi il tempo è clemente e riusciamo a far visita alle risaie di LongJi. Il viaggio in autobus è turbolento, ci arrampichiamo su strade in cemento disastrate lungo il crinale delle colline. Arriviamo al villaggio alla base della valle delle risaie, e ci avviamo per una passeggiata tra i pendii.

Il paesaggio è sconfinato, e i villaggi sono dei piccoli gioielli con casine in legno e lanterne rosse abbarbicati sui pendii solcati dalle risaie. Arriviamo alla sommità, dove naturalmente c’è una funivia che porta su i turisti, e subito ci incamminiamo per tornare ancora a piedi lungo un altro versante.

Il ritorno in autobus è turbolento come l’andata. Rinunciamo a una serata mondana dopo aver programmato di svegliarci all’alba per evitare il maltempo previsto nella vallata di Guilin e andare a cercare un pò di ristoro in un Onsen nell’area di Longsheng.

GIORNO 12

Guilin - Longsheng - Beijing

Abbiamo fatto fatica a cercare qualcuno che ci portasse in un remoto posto del Guanxi chiamato Longsheng Hot Springs, una zona termale incastrata in una stretta e altissima valle lussureggiante, dove abbiamo trovato ristoro dopo qualche giorno di camminate e durante l’ennesimo giorno di pioggia. Un oasi di pace, una giungla che circonda vasche ad altissima temperatura dove siamo state in ammollo per ore, chiacchierando e godendoci i suoni della natura circostante e della pioggia che batteva sull’acqua. Poche altre persone sono comparse durante la giornata e le terme sono state tutte per noi.

Alla sera, dopo svariate difficoltà avute per trovare un taxi che ci riportasse all’aeroporto di Guilin a causa del maltempo, siamo ripartite, con ore di ritardo.

GIORNO 13

Beijing

Il mio ultimo giorno in Cina inizia molto presto, per cercare di ultimare i miei programmi di visita della città. Un passaggio al mercato tradizionale, di Panjayuan, brulicante di venditori che allestiscono i loro stand di bracciali, pietre sacre e contapreghiere, pennelli, ceramiche, dipinti e gioielli di giada.

Mi reco al palazzo d’estate, e faccio una piacevole passeggiata tra i giardini, gli edifici tradizionali, i cortili ancora deserti, l’immenso lago solcato da ponti e pedalò e circondato da salici. Anche qui, come tutta la Cina, il posto è gremito di gente, e svicolando nelle aree più remote si trova un po’ di pace, magnifiche viste dall’alto sul parco e scene di vita quotidiana, come anziani che giocano a Majong, artisti che dipingono, con pennelli giganti, pittogrammi sui vialetti, e donne in divisa marziale che praticano tai chi e sword dance a suono di musica.

Passeggio per la città, per fare qualche acquisto da portare a casa: del thè, un libro di cucina, e qualche chincaglieria cinese. Un breve ma gustosissimo pranzo a base di Xiaolongbao, ravioli ripieni di brodo, e un thè al miele e pompelmo.

PRANZO: Din Tai Fung

Poi subito una tappa d’obbligo alla città olimpica per visitare gli stadi Water Cube e Bird’s Nest, e infine raggiungo la mia amica per un ultimo saluto, dopo aver fatto un infruttuoso salto al Silk Market sperando di fare un buon affare con articoli di lusso a poco prezzo, invece tutt’altro che economici.

Ceniamo con un panino al volo e poi via in aeroporto, per tornare a Zurigo.


Questo contenuto NON È SPONSORIZZATO, ma è basato sulla mia genuina esperienza personale. Opinioni positive e negative spontanee, condivisibili o meno, che spero possano aiutare a vivere esperienze di viaggio migliori. I miei consigli sono una guida per accompagnarvi nelle vostre esplorazioni, ma il viaggio vero, lo costruite voi!

Viaggio nel Rajasthan

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