Profile.png

Hi.

Welcome to my blog! I am Lucia, and I would like to share my passion for the World with you.

Stati Uniti coast to coast

Stati Uniti coast to coast

03-28 SETTEMBRE 2018

GIORNO 1

Zurigo - Chicago

Atterriamo a Chicago alle 19, già in ritardo, e ci accoglie l’interminabile, solita fila del controllo visti statunitense. Solo due ore dopo riusciamo ad uscire dall’aeroporto. Attendiamo a lungo un treno affollatissimo che ci conduce in città, dove con la metro sopraelevata arriviamo al nostro hotel alle 22.

HOTEL: Field House Jones

Tecnicamente un ostello di lusso, l’hotel è molto confortevole, nuovo, di design, anche se la camera doppia è decisamente piccola. Stanchi dal viaggio, e con tutta l’intenzione di andare a letto presto, usciamo a piedi per andare a cercare qualcosa da mangiare. La prima impressione è un po’ inquietante. Il quartiere è buio, con qualche edificio e parcheggio degradati, vicoli poco illuminati e persone poco rassicuranti che camminano in strada. Non penso ci fosse nulla di cui preoccuparsi, ma le mille storie che si sentono sulle metropoli americane, sicuramente hanno creato in noi questa sensazione di insicurezza nel gironzolare tranquilli di notte, a piedi, come siamo soliti fare.

Senza nessun incontro sfortunato, comunque, arriviamo alla meta, e ci godiamo un mediocre hot dog da fast food in stile Chicago, con cetrioli sottaceto giganti, in un pittoresco locale in stile little Italy anni ‘60, con tanto di pareti in mattoni e tovagliette a quadri rossi sui tavoli. Torniamo in hotel e cerchiamo di dormire per non cedere al jet lag.

CENA: Portillo’s Hot Dogs

GIORNO 2

Chicago

Pronti per esplorare Chicago finalmente! Ci svegliamo di buona lena, e andiamo a fare colazione sul tragitto verso il Magnificent Mile. Ci fermiamo da Le Pain Quotidien, scelto a caso per lo spuntino, un avocado toast e pancakes, e proseguiamo verso il lago Michigan: prima tappa i Lake Shore Drive Apartments dove improvvisiamo una lezione di architettura moderna su Mies Van Der Rohe. Da qui, imbocchiamo il Magnificent Mile, la strada principale di Chicago, dove, first things first, ci fermiamo per acquistare una scheda SIM per il nostro mese negli USA.

Passeggiamo a lungo su strada, fermandoci ad ammirare i grattacieli sul fiume, il negozio Apple, gli altissimi edifici che costeggiano il miglio, fino al Millennium Park, con il suo enorme fagiolo in acciaio, il Cloud. Curiosiamo ancora per la città, passeggiando senza sosta, e nel pomeriggio partecipiamo alla crociera sul fiume organizzata dall’associazione degli architetti di Chicago. Dal fiume si ammirano tutti gli edifici più importanti e imponenti, una selva di costruzioni elevatissime in vetro e acciaio, che sono nella mia memoria dall’università, stampati sui libri di architettura.

Al tramonto, inseguo Nic nella ricerca di punti strategici per fare foto al treno che attraversa il Loop, la ferrovia sopraelevata che avvolge il centro cittadino, e dopo svariate tappe fotografiche torniamo in hotel.

GIORNO 3

Chicago - Springfield, MO | 850 km

Facciamo i bagagli e andiamo in centro dove dobbiamo ritirare la nostra Mustang, che ci accompagnerà durante il viaggio. Ovviamente, il nostro programma viene scombinato da un grave problema. La nostra auto non è disponibile, e ci offrono una indesiderata sostituzione. Dopo qualche discussione, riusciamo ad ottenere che una macchina equivalente venga portata da un’altra città, e così, in attesa dell’arrivo della nostra auto, facciamo ancora una passeggiata nel centro, per una foto davanti al cartello che indica l’inizio della Route 66, il nostro punto di partenza per il viaggio on the road verso la costa occidentale. Dopo qualche tribolazione, alle 10:00, saltiamo sulla nostra Mustang decappottabile giallo fiammante, e ci dirigiamo fuori dalla città.

Prima sosta, per visitare la casa studio di F.L. Wright a Oak Park. Posto stravagante, un edificio degno delle immagini dei miei libri di storia dell’architettura, e un quartiere Americano con la A maiuscola, uno di quelli con le villette a più piani, in legno o mattoni (molte a opera di Wrigh stesso), torrette a punta, abbaini, staccionata bianca, o prato all’inglese che arriva fino al marciapiede. Qualche quercia secolare, bandiere americane che sventolano nel cielo azzurro, nani da giardino, sedie a dondolo, cassette della posta. Come in un film.

Siamo già in ritardo sulla nostra tabella di marcia, e quindi abbassiamo la cappotta, imbocchiamo la Route 66 e la percorriamo senza sosta, fino a Springfield.

Imbocchiamo la R66 a Romeoville. Sulla strada iniziano a dipanarsi i baluardi americani, le stranezze della Route 66 e le mie fantasie da accanita divoratrice di film statunitensi: cartelli con lo scudo della R66, giganti in vetroresina che troneggiano accanto alla strada, drive in, vecchie stazioni di rifornimento restaurate, murales che rappresentano la R66. Cittadine desolate costituite da qualche edificio per terziario in mattoni, isolato nel nulla.

Passando da Pontiac, dove ci procuriamo una mappa delle attrazioni della R66, deviamo sulla interstate per Saint Louis, quando ci accorgiamo che la R66 finisce nel nulla, come in molti altri tratti nei giorni successivi. Torniamo sulla Mother Road a Cuba, e la percorriamo fino a Lebanon, dove visitiamo una pittoresca collezione di pompe di benzina e segnali stradali. A Lebanon cerchiamo un posto per la cena, dopo aver scoperto che negli Stati Uniti si mangia prestissimo, e dopo le 21 è difficile trovare anche un fast food per camionisti aperto. Un magnifico tacos con formaggio sintetico e una Caesar salad di dubbio gusto sono la nostra cena. 

Arriviamo a Springfield, Missouri, ormai alle 00:30, dove ci aspetta il nostro primo Motel. Un edificio in listoni di legno, basso, a un piano, con una serie di porte che si susseguono dietro la staccionata di un porticato, ognuna con il suo parcheggio occupato da un pick-up o qualche altra gigantesca vettura. Iniziamo ad acclimatarci all’atmosfera da motel: moquette consunta, letti giganti, mobili anni ‘60, ma il tutto abbastanza curato e pulito.

CENA: Applebees | HOTEL: Best Western Rail Heaven

GIORNO 4

Springfield, MO -  Amarillo | 923 km

Motel: istruzioni per l’uso.

Ci si sveglia con il rumore delle auto che sfrecciano sulla Highway, proprio davanti al motel. Ci si prepara, e si verifica dalle tendine della finestra che dà sul passaggio del portico, che l’auto sia ancora parcheggiata davanti, e abbia ancora tutte le ruote. Alchè si può uscire, per recarsi, passando dal parcheggio, nell’edificio centrale, dove, affianco alla reception, si può consumare la colazione. Quest’ultima è tipicamente composta da un buffet di contenitori di plastica che ospitano bagels stantii, semplici o con l’uvetta, rigorosamente accompagnati da cream cheese e marmellata. Qualora il bagel non fosse di gradimento, si può scegliere tra un vasto assortimento di pani in cassetta del giorno prima. Un frigo offre yogurt zuccherati, latte al cioccolato in Tetrapack e cannuccia, marmellate e burro. Immancabile, accanto a una bottiglia di sciroppo d’acero e vaschette di burro d’arachidi, un dispenser di impasto per waffles, che va versato nella biscottiera che si arroventa accanto, dopo aver spruzzato del prodotto distaccante sulla piastra, da una bomboletta che sembra spray per pulire il forno. Thè bevuto nei bicchieri di carta, un thermos gigante di caffè lungo e qualche muffin confezionato completano il delizioso assortimento.

Dopo questa magnifica colazione, e dopo aver riempito un paio di bicchieroni di caffè da tenere a portata di mano nel portavivande della macchina, come ogni buon americano che viaggi sulle statali, riprendiamo la strada verso Amarillo alle 9:00. La R66 ci accompagna fino a Galena, passando per un minuscolo angolino di Kansas, sfrecciando davanti a pick-up Ford arrugginiti, auto che sembrano sbucate fuori da un film della Disney, e cassette della posta che spuntano da bidoni del latte che invecchiano al sole. Arriviamo a Commerce, dove ci fermiamo per una seduta fotografica davanti al pittoresco edificio (ricostruito) della Conoco gas station, e per un caffè al Dairy King, uno dei più vecchi locali della Route, ancora in esercizio.

Alle 14:00 riprendiamo la strada, questa volta l’interstate fino a Oklahoma City. Da qui, ancora la R66 fino a Clinton, dove sostiamo per qualche foto davanti al museo della Route 66. La riprendiamo fino a Shamrock, dove a notte fonda ci illumina la strada il neon verde della Conoco Gas Station. Un’ultima sosta, prima di riprendere l’interstate fino ad Amarillo, dove, giusto in tempo, arriviamo per la cena al Big Texan Ranch. Come d’obbligo consumiamo delle costolette e una bistecca, e dopo aver fatto incetta di carne rossa texana, ci destreggiamo tra i pick up giganti che popolano il parcheggio, per tornare alla macchina e recarci al nostro hotel.

CENA: Big Texan Ranch | HOTEL: Santa Fe Best Western

GIORNO 5

Amarillo - Albuquerque | 696 km

Sveglia alle ore 9, partiamo da Amarillo alle 10, dopo una deludente visita al Cadillac Ranch, un terreno fangoso e incolto dove qualche artista ha piantato 9 Cadillac nel terreno, che adesso ospitano una selva di graffiti, e le relative bombolette abbandonate a terra. Delusi da questo ennesimo simbolo della Mother Road di dubbio gusto, torniamo sulla strada arrivando alla ghost town di Glenrio, un minuscolo agglomerato di piccoli edifici fatiscenti attorno a una vecchia stazione di benzina. Qui la strada asfaltata finisce, e ci dirigiamo, tramite una strada sterrata che attraversa sterminati campi verdi con mulini a vento e capi di bestiame al pascolo, verso Tucumcari.

Questo è un minuscolo centro addossato alla Highway, dove guidatori di auto d’epoca e motociclisti in Harley sostano per un caffè lungo il percorso. Motel in forma di tepee, negozi di cianfrusaglie griffati Route 66, diners popolati da camionisti in gilet di pelle, barba lunga e berretto decorato da spille, un motel semi abbandonato, con una enorme piscina scrostata dal sole, sovrastata da un’insegna al neon con lettere mancanti e fili penzolanti, circondata dalle camere ancora attive. Una cittadina che consta di due file di edifici bassi che costeggiano la strada polverosa. Dietro il nulla, davanti solo le linee gialle di mezzeria della carreggiata che corrono verso l’infinito. Rumore di camion e rombo di moto. Nient’altro.

Ricarichiamo il nostro caffè da asporto, e ripartiamo, attraversando la linea di cambio fuso orario, senza neanche rendercene conto. Anche qui la R66 non esiste più, e percorriamo l’interstate fino a Santa Rosa, da dove imbocchiamo di nuovo la Mother Road, nel tratto precedente al 1937, fino a Santa Fe, dove arriviamo alle 17:45.

Qui ci fermiamo per visitare questo pittoresco pueblo, qualcosa di unico rispetto a quanto incontrato fino ad ora. Case basse, dagli spigoli arrotondati, intonacate di rosso, come la terra che le circonda, sormontate da tronchi in legno a sbalzo o che formano un pergolato sul tetto piatto. C’è una fiera nella piazzetta cittadina, e il centro è molto vivo, pieno di persone che sgranocchiano spiedini di carne e mais passeggiando davanti ai negozi di cappelli texani.

Il viaggio è stato accompagnato da un temporale estivo, e adesso ci godiamo il cielo plumbeo attraversato da un magnifico arcobaleno sopra la città, prima di riprendere la macchina e andare verso Pojoaque con la statale 285. Imbocchiamo la High Road Scenic Byway per Taos, arrivando fino a Chimayo, godendoci un tramonto memorabile sopra una sterminata vallata brulla solcata dalla nostra strada. Da Chimayo interrompiamo la scenic byway, dato che si è fatto buio, e torniamo verso Santa Fe, diretti ad Albuquerque, dove pernottiamo. Cerchiamo qualcosa da mangiare, e come raccomanda la guida, troviamo l’unico fast food messicano aperto a tarda sera, abbastanza rinomato, frequentato da studenti e messicani oltre confine. La nostra peggiore esperienza gastronomica statunitense.

GIORNO 6

Albuquerque - White Sands NM - Saguaro NP - Tucson | 1.002 km

Partiamo alle 6:45. Fortunatamente i motel americani sono abituati a ricevere camionisti che percorrono il paese da costa a costa, e che partono agli orari più improbabili, quindi non abbiamo mai problemi a fare colazione molto presto. Oggi abbandoniamo la Route 66 per riprenderla tra qualche giorno, dopo aver esplorato una buona parte dei parchi nazionali degli Stati Uniti.

Arriviamo alle 11:30 al White Sands National Monument, dopo aver attraversato una distesa di piantagioni di Pistacchio ed esserci fermati a fare incetta di pistacchi e di croccanti nel mega store a tema, con tanto di pistacchio in vetro-resina gigante, imperdibile!

In lontananza, in una distesa desertica rossa infinita, inizia ad intravedersi una sottile striscia bianca all’orizzonte, la nostra meta. Scopriamo che questo deserto immenso è luogo di test missilistici, e  scampiamo la probabile attesa di 1h indicata da un cartello, che periodicamente ferma gli automobilisti per tenerli lontani dagli effetti di qualche test militare in atto. Magari controllate gli orari, prima di avventurarvi qui! Arrivati al White Sands ci aspetta una distesa di immacolata sabbia bianco neve, punteggiata da qualche cespuglio verde che abbrustolisce al sole. Si riesce a malapena a tenere gli occhi aperti, anche con gli occhiali da sole. Passeggiamo sulle sabbie bianche e fredde per un pò, alla ricerca di qualche animale del deserto, che però non spunta fuori. Facciamo ancora un tour in auto, attraversando queste dune bianco candido che contrastano l’azzurro intenso e ininterrotto del cielo.

Ripartiamo alle 13:30, compiendo il nostro anello verso Nord, e arriviamo appena in tempo per il tramonto, alle 18 (fuso orario dell’Arizona) al Saguaro National Park. Nessuno in strada, il parco è ormai chiuso. Percorriamo una strada che ci porta all’ingresso pedonale del parco, dove entriamo appena prima che chiudano l’accesso.  Già sulla strada iniziano a vedersi i cactus saguaro che spuntano nella vegetazione, ma lo spettacolo che ci attende dopo qualche metro di cammino sulla strada sterrata popolata da lepri del deserto, è incredibile. Una selva di cactus altissimi si staglia di fronte a noi.  Il sole al tramonto accarezza le spine che si indorano marcando il profilo delle piante, come una folla di persone che guarda il crepuscolo.

Il tramonto, con il caldo torrido del deserto, è infuocato, e illumina di tutte le nuances dell’arancione il cielo. Due nuvolette attraversano l’orizzonte sopra le colline, e si colorano in maniera così definita da sembrare uscite fuori da un cartone animato, uno di quei paesaggi da canyon di Willy E. Coyote, con colori puri, ben delineati, che tracciano il profilo delle montagne come con un pennarello.

Purtroppo quando il crepuscolo inizia a confondersi col buio della notte, dobbiamo tornare velocemente alla macchina, poichè il deserto è territorio di puma e altri animali che non vorresti incontrare sulla tua strada di notte. Un coyote spaventato ci attraversa la strada, mentre facciamo qualche ultima foto al profilo dei Saguaro che viene disegnato dall’ultima luce del crepuscolo.

Anche qui, troviamo l’unico caffè aperto fino a tardi per la cena. Questa volta abbiamo fortuna e troviamo un angolino nascosto di Tucson con un cortile interno molto piacevole. Mangiamo una cena deliziosa a base di pesce e insalata e andiamo in hotel.

CENA: Cafè A La Carte | HOTEL: Red Lion Inn

GIORNO 7

Tucson - Flagstaff | 876 km

Giornata di viaggio oggi, per consumare i chilometri che ci separano dal Grand Canyon.

Partiamo alle 9:30 da Tucson. La prima tappa della giornata è solo alle 16:00, quando dopo una tortuosa strada dispersa nella polvere, arriviamo a Oatman, una cittadina del Far West intatta, in tutto il suo decadente splendore: ranches sgangherati ai piedi di massicci rocciosi circondati da asini che vagano liberi per strada, case in assi di legno collegate da un porticato scricchiolante continuo, selle lise appese alle ringhiere, negozi di articoli stravaganti e vecchie insegne della Route 66 arrugginite che penzolano dai pali della luce.

Dopo questa sosta, ci dirigiamo verso Kingman, ripercorrendo la strada al contrario, e fermandoci a fotografare una batteria di cassette della posta dopo l’altra. Arriviamo a Flagstaff alle 20:45, e finalmente questa sera riusciamo a goderci una cena a base di pizza in un’improbabile ed eccellente pizzeria napoletana che si nasconde tra le anonime stradine della cittadina.

CENA: Pizzicletta | HOTEL: Comfort Inn

GIORNO 8

Flagstaff - Page | 387 km

Abbiamo alloggiato a Flagstaff perchè era il posto più vicino al Grand Canyon dove alloggiare senza entrare nel parco e farsi spennare per una decadente camera di hotel in uno dei famosi Lodge. Decisione che è sembrata saggia finchè Nic non ha deciso di puntare la sveglia alle ore 3:40 del mattino per partire alla volta del South Rim del Grand Canyon e ammirare il suo risveglio alle prime luci dell’alba.

Con riluttanza, ma troppa curiosità, saliamo in auto col freddo notturno, e dopo ore di guida arriviamo al Grand Canyon village alle 5:15. Acquistiamo la tessera dei parchi all’accesso, e andiamo a cercare un parcheggio, tra boschi di pini popolati da giganteschi cervi. Prendiamo la navetta che fa il giro dei punti panoramici del parco, e arriviamo a Hopi Point per l’alba.

È ancora buio, e ci apprestiamo a posizionare il cavalletto per le fotografie. Non appena il sole inizia a lambire l’orizzonte, si illumina gradualmente quello che c’è sotto di noi, una immensa voragine cesellata che toglie il fiato. Uno spettacolo indescrivibile a chi non lo ha visitato almeno una volta nella vita. Dopo questa incredibile alba, ci spostiamo verso Est, per iniziare il Kaibab Trail alle 9:10. Si tratta di un trekking che scende sul versante sud del Canyon e arriva fino al Colorado che scorre tranquillo sul fondo. Qui di solito si pernotta in un campeggio accanto al fiume, e si risale, sullo stesso versante, ma più a ovest, il giorno seguente.

Ovviamente, per mantenere invariata la densità media di attività che facciamo quotidianamente nei nostri viaggi, decidiamo di fare questo percorso in una sola giornata. Arriviamo al Colorado alle ore 13:00, con i nostri cappellini, saggiamente acquistati in un Walmart 24/7 al mattino, prima della partenza, su consiglio dell’inserviente del motel, sotto un sole cocente, senza riparo di nuvole o alberi. Mangiamo qualcosa di fresco per ristorarci e centelliniamo l’acqua per sopravvivere a questa traversata. Le ore più calde nel bel mezzo del canyon sono insostenibili. Un termostato segna 45 gradi, e si sentono tutti. Con fatica riusciamo ad arrivare finalmente a un ruscello in un rado boschetto di betulle, dove infiliamo polsi e caviglie per riprenderci dal caldo asfissiante.

Dopo ancora qualche ora, troviamo un punto di ristoro, vicino a un altro campeggio, dove per fortuna inizia ad avvolgerci l’ombra delle alte pareti del canyon, e dove riusciamo a fare rifornimento d’acqua. La salita sembra interminabile, le pareti di roccia rossa sopra di noi infinite verso il cielo, finchè ad un certo punto, si apre una piccola galleria naturale e sbuchiamo al Bright Angel, fine del trekking, alle 18:10.

Riprendiamo la strada, e tardi arriviamo a Page, dove ci aspetta il nostro B&B, una enorme casa nella prateria in perfetto stile USA dove una gentile signora, Kris, ci accoglie nella sua magione. Niente cena poichè crolliamo dal sonno, stanchi per la giornata.

HOTEL: B&B Grand View Inn

GIORNO 9

Page - Antelope Canyon - Moab | 473 km

Sveglia alle 7:00 e scendiamo al piano di sotto, dove ci aspetta una sostanziosa colazione appena preparata da Kris a base di piatti del Sud. Partiamo alle 9:00 e facciamo una tappa obbligata all’Horse Shoe Bend, dove, data l’accessibilità dal vicino parcheggio, troviamo fin troppi turisti per i nostri gusti.

Il tempo di ammirare il canyon scavato dal fiume avvolto su se stesso e di scattare qualche foto sul ciglio, ripartiamo, per arrivare in orario per il nostro tour dell’Antelope Canyon, alle 11:30. Abbiamo prenotato il tour fotografico, una visita guidata un po’ esclusiva, dove un indiano nativo americano, anzi, una indiana, ci accompagna in un piccolo gruppo, all’interno di questa meraviglia scavata nella roccia dalle acque piovane che cercano di defluire da un altopiano alla valle.

Un sinuoso tunnel di roccia rossa, con il sole a picco che a tratti scolpisce la roccia stessa, a tratti la lambisce evidenziandone la superficie ruvida, a volte la manca, infilzandosi come una lama nella sabbia rossastra sulla quale camminiamo, e creando fasci di luce che sembrano tridimensionali all’obiettivo della fotocamera. Il canyon sabbioso ci offre degli spunti fotografici incredibili, con la sabbia che come in una gigantesca clessidra, scende dalle pareti e si accumula a terra. Percorriamo il canyon a passo sostenuto, poichè il sole a mezzogiorno, entra solo per un breve lasso di tempo, e dopo ogni curva, forma giochi di luce diversi, colora la roccia ora di giallo, ora di rosso, ora di viola, finchè non si nasconde dietro gli alti bordi del canyon, fino al giorno successivo. Con calma ripercorriamo i nostri passi, dopo essere sbucati dal lato opposto, e torniamo al camion scoperto che ci ha portati sobbalzando sulle dune, fino all’Antelope.

Riprendiamo la nostra macchina e ripartiamo alla volta di Moab, dove questa volta rimarremo per più di un giorno per esplorare i dintorni di questo altopiano roccioso dello Utah. Sulla strada per Moab, ci fermiamo ad ammirare il crepuscolo alle spalle della monument valley, una distesa di buffi promontori scolpiti dal vento che si staglia sopra al deserto, dal quale si dipana una interminabile strada rettilinea che offre un punto di vista eccezionale sulla riserva indiana.

Dopo qualche incontro notturno con delle saltellanti antelocapre americane, arriviamo alle 22:30, e anche qui facciamo molta difficoltà a trovare qualcosa di aperto per la cena, e finiamo davanti ad un originale hamburger con patatine.

CENA: Woody’s  | HOTEL: Big Horn Lodge

GIORNO 10

Moab, Canyonlands, Arches NP

Ci svegliamo alle 8:00 per riuscire ad arrivare al campground Flat Sands di Moab alle ore 9:00: abbiamo infatti prenotato per le due sere successive, un grazioso letto-roulotte che ci verrà consegnato nel pomeriggio nel posto-camping prescelto, che andiamo ad occupare al mattino, prima dell’arrivo delle folle. Entriamo nel campground, che risulta essere un enorme territorio roccioso recintato, dove delle remote piazzole sono contrassegnate e attrezzate per la sosta. Ci scegliamo il nostro angolo di paradiso, lontano dalle altre piazzole, e con vista sulla vasta prateria deserta. Una volta occupata la piazzola, la nostra roulotte verrà consegnata al pomeriggio.

Nel frattempo decidiamo di andare ad esplorare le Canyonlands in una maniera un pò inusuale. Affittiamo infatti due mountain-bike abbastanza resistenti per andare a fare down hill tra le rocce che circondano l’immensa vallata dei canyon.

NOLEGGIO MOUNTAIN BIKE: Chile Pepper

Entriamo nel parco, e dopo un pò di strada arriviamo alle 12:00 al Dead Horse Point. Con le nostre bici esploriamo i dintorni, ruzzolando su rocce levigate, sabbie, radici di piante, il tutto sotto il sole abbagliante e con la vista pazzesca di una immensa distesa di canyon scavati nella roccia a decine e centinaia di metri sotto di noi, oltre il precipizio, o l’altipiano, su cui abbiamo pedalato per un paio d’ore, a margine di questo mondo parallelo sprofondato verso il corso dei piccoli fiumi che lo solcano.

Alle 14:30 torniamo al parcheggio, e riprendiamo la strada verso Moab, dove lasciamo le bici, prima di avviarci all’Arches National Park. Arriviamo in questo immenso deserto costellato di speroni rocciosi, inforchiamo lo zaino e il cavalletto, e ci avviamo per una passeggiata di quasi un’ora che ci conduce fino al Delicate Arch. Arriviamo alle 18:00, appena in tempo per goderci l’ultima luce rossa del giorno che accarezza l’anfiteatro di roccia sovrastato da questo arco naturale maestoso.

Purtroppo la folla è decisamente troppa, e dobbiamo svicolare i turisti per guadagnarci qualche foto, ma al calare del sole, quando quasi tutti hanno ripreso la strada di casa, noi, e pochi altri fotografi in attesa di immortalare la via lattea, abbiamo potuto ammirare questo panorama alieno al crepuscolo e senza folla intorno. Rientriamo a Moab, e dopo aver fatto scorta di qualche vettovaglia in un Walmart per la colazione, cerchiamo un posto per cenare. Unica scelta, la Moab Brewery, dove ovviamente dobbiamo accontentarci di un hamburger gigantesco e una insalata greca tutt’altro che salutare.

CENA: Moab Brewery | PERNOTTAMENTO: Red Rock Teardrop

GIORNO 11

Moab, Canyonlands NP

Solita sveglia improbabile delle 4:30 del mattino. Neanche i coyote attorno a noi si sono ancora destati, e noi già ci prepariamo per la nostra giornata. Arriviamo di nuovo al Canyonlands National Park, in tempo per la breve passeggiata che ci conduce al Mesa Arch. Passeggiata decisamente troppo breve, che purtroppo ha permesso non solo a noi, ma anche a un gruppo di 20 giapponesi dotati di qualsiasi attrezzatura fotografica immaginabile, di arrivare per fotografare l’alba, schierati con la loro selva di cavalletti a occupare tutto lo spazio davanti all’arco.

Increduli, passiamo parecchio tempo al freddo, a ridere per la situazione kafkiana, per fortuna riuscendo a ritagliarci il nostro spazietto per delle foto incredibili dei primi raggi del sole che lambiscono la parte inferiore dell’arco e che accendono la bruma che avvolge i picchi violetti e arancioni delle Canyonlands all’orizzonte. Facciamo colazione con il primo sole, appollaiati ad ammirare questa meraviglia del mondo mentre giochiamo con un piccolo scoiattolo americano in attesa di rubarci le briciole cadute a terra. La mattina trascorre nelle Canyonlands, dove facciamo una lunga passeggiata per ammirare questa distesa inospitale di roccia scavata dai secoli.

Nel primo pomeriggio, rientriamo a Moab, dove finalmente ci prendiamo del tempo per un pò di relax e per prepararci con calma una cenetta da campeggio.

Attendiamo l’arrivo del buio, e prima di andare a dormire, facciamo qualche scatto alla via lattea, in questo immenso e buio luogo, dove non una luce disturba la vista del cielo. Una quantità innumerevole di stelle punteggia la volta celeste, da orizzonte a orizzonte, senza perdersi nel bagliore delle luci come in città, visibili sul profondo manto nero del cielo saturo di queste minuscole luci iridescenti. Uno spettacolo unico, che mai ci è capitato di vedere in qualsiasi remoto posto d’Europa.

GIORNO 12

Moab - Tropic | 911 km

Lasciamo la nostra roulotte alle 9:30 del mattino e imbocchiamo la panoramica Highway 12 Scenic Byway che attraversa Capitol Reef e Great Starcase Escalante, tra boschi di larici e distese di roccia nuda. I panorami che si attraversano sono di eccezionale bellezza e vale la pena fare alcune soste per ammirare il paesaggio.

Abbiamo inoltre fatto una tappa a Fruita, una colonia mormone dove ancora oggi ci sono folti frutteti, da cui si può raccogliere autonomamente la frutta, e alcune case abitate in cui vengono vendute torte di frutta a km-0 davvero deliziose.  Raggiungiamo Bryce Canyon alle 18, in tempo per goderci il tramonto e il crepuscolo percorrendo il Navajo trail e risalendo fino al Sunset Point. Arriviamo a Tropic appena in tempo per la cena e per pernottare.

CENA: Stone Heart Grill | HOTEL: Bryce Valley Lodging

GIORNO 13

Tropic - Bryce Canyon - Kanab | 911 km

Ci svegliamo alle 5:00 per goderci l’alba al Sunrise Point a Bryce Canyon. Quando il sole è alto ci spostiamo per iniziare il trekking che percorre Queen’s Gardens risalendo poi attraverso il Navajo Loop. In poco più di un’ora concludiamo il trail, e decidiamo di compiere un’altra escursione attraverso il Fairyland trail, un magnifico e lungo percorso attraverso remoti pinnacoli molto poco battuto.

Ripartiamo da Bryce alle 16:00 diretti al Grand Canyon North Rim, dove arriviamo alle 18:45 (Arizona GMT). Qui ci godiamo il panorama al tramonto, un po’ sulla terrazza aggettante sul canyon, un po’ dalle vetrate della hall del Lodge che troneggia su questo lato del rim a picco sullo strapiombo. Arriviamo a Kanab alle 21:30, quando rimane aperto un solo ristorante, e raggiungiamo il nostro alloggio.

CENA: Vermillion 45 | HOTEL: Burro Flats

GIORNO 14

Kanab - Zion NP - Las Vegas | 469 km

Partenza alle 8:15 dopo una colazione fai-da-te in casa. Attraverso una strada molto panoramica solchiamo il territorio di Zion National Park, dove decidiamo di fermarci per avere un assaggio lungo qualche ora di questo famoso parco nazionale.

Prendiamo una navetta dal centro visitatori, che in circa 40 minuti ci porta all’imbocco di un canyon che si può attraversare camminando nelle acque del fiume che lo ha scavato. Il percorso, denominato The Narrows, è affollatissimo, ma man mano che ci si addentra nel canyon, e si devono attraversare tratti di fiume impervi e dalle correnti molto forti, fino ad arrivare a punti in cui a stento si tengono le braccia fuori dall’acqua, la folla si disperde e si può continuare l’escursione indisturbati, finchè l’acqua non è troppo fredda da farvi desistere, come è capitato a noi dopo circa 3 ore.

Tornati alla macchina completamente zuppi e con le scarpe piene di fango, ci asciughiamo come possiamo e riprendiamo la strada verso Las Vegas, dove arriviamo alle 18:00 e prendiamo possesso dell’unico alloggio di lusso del nostro viaggio.

HOTEL: The Venetian Las Vegas

Spendiamo la serata passeggiando tra i Casinò e tra l’inverosimile folla che si ammassa nelle strade, rendendo la visita della famosa Strip davvero poco invitante. Prenotate con largo anticipo un ristorante, se non volete girovagare come noi senza trovare un posto in cui cenare in nessun angolo di Las Vegas.

GIORNO 15

Las Vegas - Death Valley - Los Angeles | 730 km

Approfittiamo del nostro hotel un po’ più a lungo e ripartiamo alle 11:30. Dopo due ore di viaggio arriviamo a Rhyolite, una magnifica perla del Far West che consiste di un piccolo agglomerato risalente all’epoca delle miniere, abbandonato. Lattine arrugginite, vagoni ferroviari in legno in decadimento e qualche vecchio pick-up abbandonato.

Arriviamo dopo poco nella Death Valley, che percorriamo da cima a fondo per attraversare questo desertico territorio circondati da aria rovente e sterminati panorami sulle dune e le strade desolate, fino a rientrare per un breve tratto sulla Route 66 prima di arrivare a Los Angeles verso le 21:00.

GIORNO 16

Los Angeles

Dedichiamo la giornata a visitare LA. Passeggiamo attraverso una deludente, desolata e trasandata Hollywood, arriviamo verso le 12:30 a Beverly Hills, dove passiamo un’ora a girare in auto tra le strade tappezzate di ville di un lusso sfrenato. Dopodichè facciamo un’obbligata passeggiata sulla Rodeo Drive e tra i negozi di lusso.

PRANZO: Avra Estiatorio

Arriviamo al tramonto al Santa Monica Pier, dove spendiamo il tempo fino alla sera osservando le persone tra le giostre sul molo, gli atleti che si allenano sulla spiaggia, e le torrette dei Bay Watch. Al buio facciamo una passeggiata tra le retrovie, dove strade commerciali piene di invitanti negozi conducono fino a Venice Beach.

CENA: Fish co.

GIORNO 17

Los Angeles - San Francisco | 703 km

Sveglia prima dell’alba anche oggi, stavolta per andare ad osservare l’installazione del LACMA Urban Lights ancora accesa durante l’aurora. Per colazione ci rechiamo a Venice Beach, dove facciamo una passeggiata tra i canali e le bizzarre case del quartiere.

COLAZIONE: Great White

Facciamo una brevissima ma obbligata visita al belvedere di Lake Hollywood Park per osservare più da vicino la famosa insegna luminosa e poi riprendiamo la strada alle 12:00 diretti a San Francisco. Raggiungiamo la città attraverso la Highway 1, una spettacolare autostrada costiera a picco sull’oceano, con qualche punto panoramico sulle spiagge popolate dagli elefanti marini. Tocchiamo Big Sur alle 19:00 e ci godiamo il tramonto. Arriviamo a SF per cena.

CENA: Che Fico!

GIORNO 18

San Francisco

Passeggiamo per San Francisco e visitiamo le highlights spostandoci a piedi tra i vari quartieri: Heights, Painted Ladies, Hayes Valley, Mission, Castro. Arriviamo per il tramonto a Baker Beach, dove ci godiamo la vista del Golden Gate Bridge nella bruma serale.

COLAZIONE: Mr. Holmes Bakehouse

Quando ormai è buio ci rechiamo in auto a Treasure Island per fotografare il panorama completo della città da lontano.

CENA: Iza Ramen Izakaya

GIORNO 19

San Francisco - Napa - Reno | 480 km

Andiamo a goderci lo spettacolo dell’alba sulla baia da Battery Spencer e di ritorno verso il centro attraversiamo in auto la famosa Lombard Street.

COLAZIONE: Toasty avocado bar

Facciamo una passeggiata nel Golden Gate Park e poi riprendiamo il viaggio verso Napa Valley alle 11:30. Raggiungiamo Napa dopo 1.30h di viaggio e percorriamo il Silverado Trail in auto per ammirare i vigneti e le cantine che punteggiano la valle. Ripartiamo alle 15:30 e arriviamo (causa traffico) a Lake Tahoe Incline alle 20:00, purtroppo al buio, senza poter ammirare il panorama, ma in orario per goderci la cena. Arriviamo a Reno alle 22:15 dove pernotteremo.

CENA: Big Water Grille | HOTEL: Nugget Casino Resort

GIORNO 20

Reno - Afton | 1.150 km

Oggi affrontiamo un lungo viaggio per raggiungere il Wyoming. Partiamo da Reno alle 8:15 e arriviamo a Virginia City alle 9:00. Si tratta di uno splendido angolo di Far West perfettamente intatto, con saloon in legno, porticati continui attraversati da motociclisti con barba lunghissima e negozi di stivali da cowboy. Raggiungiamo Silver City e percorriamo la Highway 50 (definita la strada più solitaria d’America), passando da Eureka e Austin e altri cimeli della corsa all’oro e dell’epoca delle miniere di metalli preziosi.

Arriviamo ad Afton all’1:00 ma non resistiamo ad attardarci per andare a dormire per goderci il magnifico Lodge in cui abbiamo la fortuna di pernottare, con tanto di idromassaggio all’aria aperta nella prateria.

HOTEL: Kodiak Mountain Resort

GIORNO 21

Afton - Gardiner | 1.300 km

Partiamo alle 10:30 e percorriamo la Grand Teton Scenic Drive, facendo tappa a Mormon Row e Oxbow Bend. Esploriamo brevemente la cittadina di Jackson Hole e ripartiamo alle 16:30 alla volta di Yellowstone. Ci perdiamo nei meandri del parco al buio, e ci fermiamo per la cena in un Lodge.

CENA: Old Faithful Inn

Arriviamo a Gardiner a mezzanotte e qui alloggiamo appena fuori dall’ingresso del Parco Nazionale di Yellowstone in una cadente sistemazione in una casetta in legno. D’altronde nei parchi è impossibile trovare alloggi a prezzi moderati e risparmiare significa ovviamente sacrificare la qualità.

HOTEL: Corwin Cabin

GIORNO 22

Yellowstone

Anche stamani ci svegliamo alle 6:00 per incontrare Tom Murphy, un noto fotografo (famoso per lo più per i conoscitori di Yellowstone) che abbiamo avuto la fortuna di poter ingaggiare per accompagnarci in un workshop fotografico attraverso il parco. Ci porta a Lamar Valley, Mammoth Springs, Swan Lake e in una serie di angoli del parco che offrivano prospettive privilegiate sulle valli, sulle mandrie di bufali e sulle sorgenti.

La giornata è trascorsa dietro all’obiettivo, per raccogliere tutti i suggerimenti per immortalare il parco e gli animali.

GIORNO 23

Yellowstone - Billings | 330 km

Alle 7:00 ci dirigiamo di nuovo a Mammoth Springs per avere più tempo per visitare le sorgenti. Dopodichè visitiamo una serie di punti salienti del parco, di cui i geyser, in tutta onestà, sono stati la parte meno interessante. Tocchiamo tutti i punti salienti del parco: Old Faithful, Firehole Lake Drive, Clepsydre, Grand Prismatic Spring e Artist Point.

Ci allontaniamo da Yellowstone con grande rammarico e percorriamo la Beartooth Scenic Byway al crepuscolo fino a Billings.

CENA: Local Kitchen | HOTEL: Hilltop Inn by Riversage

GIORNO 24

Billings - Plainview | 1.466 km

Abbiamo un paio di giorni per rientrare a Chicago. Purtroppo noleggiare un’auto in uno stato degli USA e riconsegnarla in un altro aveva un costo esorbitante, di molto maggiore a quello che avremmo speso riportando noi stessi l’auto a Chicago. Quindi abbiamo pianificato di percorrere parte della strada che ci separa dall’Illinois in questa giornata, senza prenotare alcun hotel, ma fermandoci per il pernottamento dopo aver percorso quanti più chilometri possibile. Partiamo alle 8:15 e facciamo una breve tappa pomeridiana incuriositi dal Monte Rushmore.

Facciamo anche una breve deviazione per percorrere, prima del tramonto, la scenica Sagecreek Road che attraversa il Parco Nazionale Badlands, che offre un panorama eccezionale.

Il resto della giornata trascorre su strada tra improbabili saloon lungo la strada e immensi campi di mais. Afferriamo un hamburger al volo in un drive-thru e continuiamo a guidare, finchè non arriviamo a Plainview, dove percorriamo ancora chilometri indesiderati a notte fonda cercando invano un Motel. Tutto è occupato o chiuso, tranne un magnifico motel degno del migliore film thriller americano.

HOTEL: Hill Creek Motel

GIORNO 25

Plainview - Chicago | 545 km

Ultimo giorno di viaggio su strada. Partiamo alle 7:00 e guidiamo attraverso i pascoli e i campi coltivati a mais punteggiati da qualche fattoria in legno rosso, per tutto il giorno, fino ad arrivare finalmente a Chicago.

Pernottiamo nello stesso hotel della volta precedente, e stasera andiamo alla ricerca della famosa pizza Deep Dish. Nulla di imperdibile tutto sommato, per un italiano.

CENA: Giordano’s | HOTEL: Field House Jones

GIORNO 26

Chicago - San Francisco - Tahiti

Abbiamo un’ultima mattina da spendere a Chicago, e la trascorriamo passeggiando lungo le strade percorse dal Loop. 

Questo viaggio su strada è stato la prima parte della nostra Luna di Miele, che si concluderà con una rilassante settimana a Bora Bora. Alle 15:00 prendiamo un volo che ci conduce a San Francisco, da dove prenderemo un aereo diretto in Polinesia Francese.


Questo contenuto NON È SPONSORIZZATO, ma è basato sulla mia genuina esperienza personale. Opinioni positive e negative spontanee, condivisibili o meno, che spero possano aiutare a vivere esperienze di viaggio migliori. I miei consigli sono una guida per accompagnarvi nelle vostre esplorazioni, ma il viaggio vero, lo costruite voi!

Capodanno a Copenaghen

Capodanno a Copenaghen

Weekend in Val D'Orcia

Weekend in Val D'Orcia